lunedì 23 maggio 2011

quanto cibo sprechiamo!?

E' importante che ci siano fonti energetiche rinnovabili,ma è altrettanto importante cercare di sprecare di meno.Ogni anno nel mondo muoiono centinaia di migliaia di persone,soprattutto bambini,per fame e noi buttiamo via quintali di alimenti.Nel settore della ristorazione è uno spreco quotidiano:scuole,asili.ospedali,ecc...sono tutte coinvolte in questo sistema dello sperpero.Spesso i comuni si lamentano che non hanno abbastanza soldi per sostenere i costi dei canili e gattili.Dovrebbero cominciare proprio da qui,invece di permettere che quello che rimane nelle mense,andasse buttato nei cassonetti dei rifiuti. 

erborista1

tratto da eco

Andrea Segrè, un anno contro lo spreco

 
Andrea SegrÃ�¨ In Italia sprechiamo cibo. Non c’è crisi economica che ci salvi: nel bidone della spazzatura ci finiscono ogni anno 20milioni di tonnellate di cibo buono per un valore pari al 3% del PIL italiano e che sfamerebbe oltre 44milioni di persone. E’ sconcertante e ne scrive senza aforismi, ipocrisie e buonismi Andrea Segrè preside della Facoltà di Agraria all’Università di Bologna e economista che ha redatto il dossier Il libro nero dello spreco in Italia: il cibo (Ed. Ambiente, euro 12) scritto con il ricercatore Luca Falasconi. Segré conosce bene lo scialo del cibo buono essendo anche presidente di Last Minute Market, l’associazione che sfama i bisognosi proprio con il cibo recuperato.Ebbene, Segré analizza la filiera del cibo e non assolve nessuno: tutti, dai produttori ai trasformatori, distributori, consumatori sono coinvolti e responsabili; tutti sprecano cibo che arrivi da filiera corta o da filiera lunga. Dunque nell’attesa che la società si riorganizzi cogliendo l’occasione di una crisi mondiale dei consumi come trampolino di lancio verso stili di vita meno spreconi ma più sobri e sostenibili, ognuno di noi tra le mura domestiche può adottare la propria personale sostenibilità: non sprecare.Come? Imparando a scegliere cosa acquistare tenendo presente che è meglio comprare prodotti con pochi imballaggi; acquistare solo quello che ci serve; imparare a consumare meno.

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