mercoledì 14 settembre 2011

ottime prospettive per il 2020

tratto da eco

Nel 2020 energia da rinnovabili pari a 5 centrali nucleari

 
climaticamente trentino Secondo Leonardo Setti docente all’università di Bologna e esperto di fotovoltaico:
In Italia negli ultimi due anni, grazie alle energie rinnovabili sono stati prodotti 12 miliardi di kWh pari a una centrale nucleare di 1.600 megaWatt. Mantenendo questo trend nel 2020 la produzione sarà equivalente a quella di cinque centrali nucleari.
L’analisi arriva all’indomani della pubblicazione dei dati GSE che annunciano che in Italia sono stati superati i 10mila Mw installati di energia fotovoltaica. Il discorso è stato pronunciato durante il convegno Impatti, mitigazione e adattamento: una scommessa globale sul clima che verrà tenuto nell’ambito di Climatica…Mente Cambiando settimana dedicata ai cambiamenti climatici dalla Provincia di Trento.
Dopo il salto la trascrizione di una parte dell’intervento.
Ha detto Setti (qui l’audio è il primo intervento):
Abbiamo il problema di dover decarbonizzare e l’Europa ha iniziato questo percorso. Il problema delle emissioni è legato fortemente alla produzione di energia. Nella road map della European climate foundation al 2050 dovremmo decarbonizzare all’80%, ossia produrre l’80% di energia senza emettere carbonio. Mediamente a una famiglia europea costerà 256 euro all’anno. Per mantenere questo obiettivo necessitiamo di una politica integrata europea. Quindi abbiamo bisogno di ridurre i consumi, fonti rinnovabili e acquisti verdi. Sono le stesse azioni su cui si basa il sistema di gestione integrato dei rifiuti. Oggi dobbiamo pensare all’atmosfera come a una discarica di aria. Quale futuro energetico? I consumi consistono in un 50% termico, 35% trasporti e 20% elettrico al consumo finale e dobbiamo passare a un sistema maggiormente elettrificato. Dovremo iniziare a elettrificare tutto. L’Europa ha messo in atto il primo passo della strategia: 20-20-20 che non è il passo finale ma il passo iniziale. Al 2020 non raggiungeremo la riduzione dei consumi. E’ più facile consumare che ridurre i consumi: tendiamo a sprecare. La strategia per ridurre i consumi è adottare una direttiva con sanzioni e la Commissione europea vorrà imporre la riduzione dei consumi. Al giugno 2014 arriverà la direttiva. Credo che dovremmo iniziare a pensare alla prevenzione. La Direttiva 28 dà gli obiettivi che tutti gli stati membri devono raggiungere al 2020. Sono diversi per tutti gli stati membri e l’Italia ha come obiettivo il 17% di energia rinnovabile al consumo finale. Una delle indicazioni è che il 10% dei trasporti debba essere alimentato da fonti rinnovabili. Siamo assolutamente impreparati dal punto di vista culturale. Alla fine del 2012 dovremmo rendicontare all’Europa. Se avremmo contratto debiti (e ci siamo vicini) dovremmo importare energia rinnovabile: vuol dire fermare i nostri impianti per andare a importate energia da altri paesi. Romani ha annunciato che importeremo 1000 megawatt di energia eolica dai Balcani. Ma non possiamo produrcela da soli? Abbiamo già inserito un debito nel bilancio di previsione al 2020: 1,1milioni di tonnellate di petrolio equivalenti di consumi di energia rinnovabili, ossia trasferimenti da altri stati. Quando è uscito il decreto Romani 28 c’è stata la sollevazione. Come noi con il debito c’è il Lussemburgo. Dal 2008 al 2009 siamo passati a 1,6 milioni di tonnellate di petrolio equivalente grazie al boom del fotovoltaico. In Italia sono stati installati 10mila megawatt di fotovoltaico che oggi ci permette 12miliardi di kilowattora equivalenti a una centrale nucleare da 1600 megawatt. Fino al 2007 si diceva che questa energia, il fotovoltaico, non poteva incidere sul consumo elettrico. Dobbiamo lavorare però molto sulla riduzione dei consumi. In un bilancio energetico l’amministrazione pubblica incide per l’1% e nello stesso istante però deve coinvolgere tutti. Dobbiamo capire come sono distribuiti i consumi per poter risparmiare. Con le rinnovabili termiche dobbiamo arrivare nei centri storici e possiamo arrivarci con un teleriscaldamento. L’altra possibilità è il biogas in tutti centri agricoli. Possiamo produrre quel biometano che arrivi direttamente alle caldaie a condensazione. E in un periodo di transizione siamo costretti a passare da li.
Aggiungo che la Provincia autonoma di Trento ha posto al centro della sua politica i cambiamenti climatici, considerati un dato di fatto e non un fatto tutto da dimostrare. Di conseguenza le scelte della Provincia sono plasmate su questo evento e nel ridurre l’inquinamento ambientale, specie dell’aria, per evitare di interferire ulteriormente. E’ tutto molto pratico: è stato aperto il tavolo provinciale di coordinamento e azione sui cambiamenti climatici che include politici e scienziati. Dunque i politici seguendo le indicazioni degli scienziati strutturano interventi quali: mobilità sostenibile, risparmio energetico per gli edifici, produzione di energia da fonti rinnovabili. L’ottimizzazione tra spesa e risultato è messa però a dura prova dall’attuale crisi economica.
Come ricordava Setti nel suo intervento l’indirizzo della politica energetica, in base alla Direttiva 28 della Ue è di tipo locale e dunque saranno proprio le comunità a essere protagoniste della riduzione delle emissioni di CO2.