sabato 17 marzo 2012

No ogm

Ogm: tutti contro Clini, anche il Ministro dell’Agricoltura

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Le opinioni sugli Ogm espresse da Clini hanno scatenato una serie di reazioni. Adesso tutti si sono affrettati a ritrattare e a discostarsi dalla posizione manifestata dal Ministro dell’Ambiente. I cittadini, le associazioni ambientaliste, i politici, non ultimo il Ministro dell’Agricoltura Mario Catania. Non tutti infatti hanno gradito le indicazioni di Clini sulla riflessione da aprire in Italia a proposito delle applicazioni degli organismi geneticamente modificati.
A cura di Gianluca Rini
In particolare il Ministro Catania, a proposito dell’apertura, seppur parziale, verso gli Ogm ha dichiarato: “Non è nell’interesse del sistema agricolo italiano, non vogliono gli Ogm né i consumatori e né i produttori, quindi credo che la nostra posizione debba restare negativa; questo non vuol dire che non si debba fare ricerca.
Eppure Clini ha specificato che, senza l’ingegneria genetica, non saremmo arrivati ad avere alcuni prodotti tipici locali, come il basilico ligure, la cipolla rossa di Tropea, il pomodoro San Marzano.
Ma gli esperti hanno accusato il Ministro Clini di non conoscere la differenza fra incroci (di questo infatti si può parlare per i prodotti locali) e Ogm. Questo è infatti ciò che è stato espresso da Federica Ferrario, responsabile della campagna Ogm di Greenpeace. Legambiente dal canto suo si stupisce che Clini non faccia richiamo alla biodiversità, intesa come importante patrimonio da valorizzare.
Giuseppe Politi, presidente della Confederazione degli agricoltori, ha dichiarato: “Il Ministro è partito con il piede sbagliato sugli Ogm. Non condividiamo alcune delle tesi esposte e siamo fermamente convinti che gli organismi geneticamente modificati non servono alla nostra agricoltura diversificata e saldamente legata alla storia, alla cultura, alle tradizioni delle variegate realtà rurali.
Sulla questione degli Ogm intanto l’Europa dovrà prendere una decisione a giugno e non resta che vedere quale sarà in maniera definitiva la posizione dell’Italia. È certo impensabile che, da qualsiasi parte stia la ragione, non si tenga conto della sostenibilità ambientale e della salute dei consumatori.
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